sabato 31 agosto 2013

Dove si compra il CD?



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TUTTA MUSICA - Corso II Giugno, Senigallia. AN.   tel: 071 63360
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... oppure contattate me: 347 508 11 04 (Gabriele) 



Il collocamento eterno Dolce e Un'isola.





...Noto che cielo, terra, sole, mare... e un po' meno il fuoco, tornano spesso nel corso del CD. L’acqua soprattutto, che per definizione procede verso il mare. Penso a "Dolce", una lunga metafora sul fiume che va al mare.

♪♪
Dolce, lontano dal mare, che tarda a venire, per farsi vedere.
Calda, la trovi assopita dal sole d’estate, per nulla si muove,
Mossa, dal vento di terra, si unisce fatale, con la brezza del mare
Scura, si spoglia di notte, prepara le vesti per l’alba di un giorno.
Scivolando con violenza, copre terre arse dal sole,
Foglie scure san di fango, tra le dita delle onde,
Risalendo, respirando, volti e corpi prendono forma,
in un sordido balletto va perdendosi nel tempo.
Chiara  -ora- si toglie le foglie -scure- inizia a brillare -d’oro-  e riprende a dormire.
Fresca, si gira sul letto di fertile donna. Dà un figlio alla terra.
G. 
Non solo il fiume che va al mare, ma anche due sessi che s’incontrano biologicamente, quindi naturalmente. Il mare è l’uomo, il fiume è la donna, nonostante siano due nomi maschili.
L.
In francese “La mer” è femmina, ed evoca foneticamente “la madre”.  Il fiume lo immagino simbolo di virilità in effetti, però l’artista può fare quel che gli pare, e mettiamoci pure che l’acqua è femmina!
 “Chiara” è un nome di donna?
G.
No, è un aggettivo riferito all’ acqua del fiume. L’associo ad una donna che, prossima alla conclusione del suo viaggio sul fondale del fiume (maschio!) che la porta al mare (maschio) si purifica dalle “foglie scure” della vita, cioè dalle zone d’ombra E’ un procedere liberatorio insomma, e si conclude con il riposo. Infine, dà la vita.
L.
Che non significa “Muore”, per intenderci, ma fa quello per cui le donne sono “naturalmente” pensate. Partorisce, no?
G.
No, non muore. Per una strana coincidenza la frase può assumere i due sensi, uno di vita uno di morte.
L.
Vero
G.
L’acqua invece, è una costante dei miei sogni. Mi attrae e mi spaventa. Non so spiegarlo …

L.
Se fossi Marzullo  chiamerei  la psicologa di turno per chiedere spiegazioni e capire che ti passa per la testa
-          Mi parli del suo sogno ricorrente. Direbbe lei.

G
… Mi sogno spesso immerso in qualche mare o fiume, ma non affogo, semplicemente osservo la realtà circostante, e questa, noto, non  è mai troppo distante dalla mia città. Non ho mai desiderato allontanarmene, cosciente del fatto che potrebbe sembrare una controtendenza, forse una contraddizione rispetto a quel che ho detto prima sugli schemi fissi.

L.
...ed ecco il “cupo treno” di cui prima!
Quanto al sogno ho una mia chiave di lettura, ma non sono la psicologa di Marzullo, quindi me la tengo per me! Comunque, seriamente parlando... non vedo incoerenze.
Cambiare ha senso se e quando si sta male in un posto. Oggi va molto di moda l’idea che “andare all’estero” sia sufficiente per “emanciparsi”. Non credo sia sempre vero. Camus ha scritto una bellissima riflessione sul viaggio, e non c’entra molto col sentirsi comodi ed appagati. In ogni modo, penso che il viaggio abbia senso solo per chi sente di averne bisogno ( Io per esempio)
 L’altra cosa che posso dirti è che vivo qui da 22 anni, e noto che i senigalliesi parlano spesso male della città, ma si capisce che invece l’adorano, che non la lasceranno mai, e che se lo faranno, poi torneranno, non fosse altro che per dire quant’era meglio … là! Sarcasmo a parte, suppongo sia bello avere un porto che ti aspetti.
Anch’io ho un rapporto strano con l’acqua. Nei sogni ci affogo, nella vita invece, non posso fare a meno del mare, forse più che del fiume.
… 

Quante sono in sostanza, le canzoni del tuo lavoro?
G
Nove pezzi più l’intro.
L.
Approfitto… questa parte del ciddi... mi spieghi il senso? Qualcuno potrebbe pensare a un difetto di registrazione. Invece?

G.
L’idea iniziale era che l’ultimo brano “Dove sei” terminasse col rumore del vinile stile vintage, in memoria dei tanti anni  passati ad ascoltare i dischi di mio fratello, mentre mi appassionavo, quasi senza saperlo, alla musica che ascoltavo.
L.
Fortuna che tuo fratello non era fan di Nino D’angelo!
G.
Vero! … Mi piaceva e mi piace ancora l’idea del suono un po’ stridente del vinile consumato dall’uso, così l’ho inserito a inizio CD. Comunque, come per l’effetto eco sulla parola “ipocrisia” nella canzone “il collocamento eterno”, il suggerimento mi è venuto dal fonico Luca Lazzaro che, senza volere, ha colto questo aspetto della mia formazione.
L.
Come i film in bianco e nero. Splendide pellicole che poco o niente hanno a che fare con l’attuale alta definizione delle immagini. E’ con loro che il cinema è nato. Somigliano alla mia idea di purezza.
G.
Nella musica non è diverso. Oggi la definizione sonora di un brano è notevole ma quel “rumore” è parte dei miei inizi da autodidatta, con la chitarra. Ascoltavo e riproducevo.
L.
E mettici che sei mancino! 
G.
… Il CD ho voluto realizzarlo usando solo una chitarra acustica e la mia voce per omaggiare quel periodo della mia vita,  ma per la prossima estate penso, sarà pronta una versione più ricca di arrangiamenti e suoni. Per questo sarò accompagnato da Andrea Brunelli alla batteria, Andrea Celidoni al basso, Luca Lazzaro alla chitarra, Marco Fattorini alle tastiere e Sonia Ciccolini come corista.
L.
Dicevi che hai accantonato l’idea iniziale di finire l’album col rumore del vinile. Poi cos’è successo?
G.
Ho deciso di iniziare il Cd con quel suono per creare continuità fra il primo e l’ultimo pezzo, cioè:  “l’isola” e “Dove sei”, legate anche dal fatto che me le ha ispirate la stessa persona. Si tratta di una storia che ho vissuto circa 15 anni fa. 
Comunque oltre al rumore del giradischi, c’è il rumore del mare in sottofondo.


♪♪


(Il brano inizia col rumore delle onde del mare. Fa molto New Age)
Ferma questo veliero, relitto fasullo nato in un momento sbagliato, non lo abbiamo voluto e allora perché sta viaggiando sul mare? Potrei farlo affondare, sapendo che ci son già riuscito, almeno un paio di volte. Prima di conoscere te avevo un’anima e sorridevo, in mezzo a un’isola, poi fissavo l’orizzonte e il mare sempre più blu, sempre più blu.
Sto avvistando la terra, ma questa corrente è complice del mio destino e m’inverte la rotta, ha scoperto che ti sento vicina. Addio dolce amore, è stato bello anche poterlo soltanto pensare e fantasticare, lontano molte miglia da qui, in mezzo a un’isola, sembravi un angelo, che mi portava via, le tue ali candide, leggere e libere insieme a me. Tu in mezzo a un’isola, sembravi un angelo, che mi portava via, le tue ali candide leggere e libere, insieme a me. … Volavi volavi volavi insieme a me.

L.
Due considerazioni, semplici e lineari sulla canzone.
1: Mi piace molto. La prima volta che l’ho ascoltata mi ha ricordato cose mie che nel tempo avevo perso. Vero anche che, per fortuna non servono motivi per affezionarsi ad una canzone.

2: Mi fa pensare a … Benigni. Non amo che le rose che non colsi disse la Guicciardini (Versi di Gozzano) al giovane amico di Guido (Interpretato da Benigni)  che, nel film "La vita è bella"  voleva diventare poeta.  Anch’io ho una rosa non colta da qualche parte. Si chiama “Emme” qualcosa… e ancora mi vive dentro perché non l’ho conosciuto abbastanza da vicino per assistere al crollo del palazzo incantato... E’ un pensiero a cui correre ogni tanto, mi fa compagnia quando non so dove parare.
La morale è sempre la stessa alla fine: Quel che non conosci lo puoi pensare migliore di come forse sarebbe stato. Dici è stato bello anche soltanto pensare e fantasticare, lontano molte miglia da qui” … Somiglia come concetto, ti pare?
G.
In generale si, ma nella canzone il tono è malinconico perché forse, sotto sotto, avrei voluto che tutto diventasse più reale.
L.
A chi lo dici! Il mio somiglia a … Tiziano Ferro. Di faccia intendo. Pensa te!  Era un … rosso relativo! Ma se ci pensi bene, ora dici così perché  la cosa non l’hai vissuta quindi sei stato libero di pensare che era il meglio che ti potesse capitare. Un’occasione perduta. Ma se l’avessi vissuta più a fondo, chi lo può dire? Il reale ha un modo tutto suo di schiacciare l’ideale. Comunque personalmente lo preferisco. Sta volta cito De André "E' stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati" e di quella Emme non potrò mai dirlo. Non so che ho lasciato, non so che ho perduto, so solo che l'avrei voluto, se capisci che intendo.



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Il collocamento eterno e Il cielo fra le nuvole.



Le stanze letterarie. Link. 
Estratto del pezzo "Il collocamento eterno" (Clicca e ascolta!
-Ripropongo estratti da "Le stanze letterarie", frazionando la lunga chiacchierata per argomenti.

Il Titolo & La Canzone.



Il titolo del Ciddì arriva dopo qualche esitazione. "Il sole tra le nuvole" era una delle opzioni, poi ha scelto "Collocamento eterno", che è anche una canzone dell'album. 
La chiacchierata inizia così... 


L. (Luisa) 
L'eternità è una questione di tempo, un’astrazione, una fede, per  chi ce l’ha. Il collocamento è uno spazio, una sistemazione, una forma di "incasellamento"  sociale, niente di più concreto.
Dove si trova esattamente questo collocamento eterno? Perché questa scelta?

G. (Gabriele) 
“Collocamento eterno” è  il titolo di una canzone che ho scritto due anni fa. In quel periodo riflettevo sulle religioni -tutte- e sul rapporto fra l'umano e la cosiddetta "vita eterna" con cui veniamo indottrinati sin dai primi anni di vita. In quanto frutto di una riflessione personale, è nella mia testa che si svolge ogni idea di collocamento … più o meno eterno … 

♪♪
Ordiniamo fiori per le tombe del tempo, non c’è posto, non c’è luogo sulla terra. Azzardando potrei arrivare a dire che nemmeno in cielo hanno voglia di parlare dei nuovi iscritti al collocamento eterno. Aggiungiamo pure che non c’è molta voglia di far parte di una parte di universo, diligentemente in fila, con il sole a fare da padrone, quelli dietro hanno il buio, e noi la luce illuminante, ricompensati dal collocamento eterno.
Quando avrai meno bisogno di pregare alla luna, non avrai solo mani e piedi, ma una testa sul collo, cercherai la dura terra, acqua pura per la sete, e con un salto giù nel vuoto sparirebbe con te l’IPOCRISIA di un collocamento eterno. (effetto eco sulla parola “Ipocrisia”)
L’illogico, il reale ed i bruschi risvegli, sono essenza rilassante i segni del tempo, non costringermi a barare fingendo di cantare, il mio inno l’ho cantato prima del mio funerale, e potrò dire addio al collocamento eterno ... e al collocamento eterno.
[Per motivi di spazio trascriverò i testi  in  prosa.]

L.
"L'illogico, il reale dei bruschi risvegli"  Il risveglio brusco è per me la prova che l’eterno, se anche esiste, è nascosto davvero … da Dio! Ho sempre pensato all’eterno come all’utopia che si nasconde dietro ai piccoli manierismi del quotidiano.

G.
Il senso di precario che ci buttano addosso ogni giorno genera  paura, vuoto e a volte, per reazione, si sente il bisogno di sentirsi radici sotto i piedi, si ha bisogno di qualcosa che ci faccia sentire stabili.
L.
Come un baricentro.
G.
Il mio baricentro è la musica. Quando  suono sento di essere dove vorrei essere. 

L.
Dal titolo avevo immaginato un approccio di tipo sociale, quindi politico. Per intenderci: Lavoro, crisi, precarietà, poi ascoltando i pezzi ho trovato molte riflessioni di natura più individuale, sebbene,  sociale e personale sono due facce di una moneta molto simile, no?

G.
Vero. Anche se individui, cresciamo in un contesto sociale. La famiglia ci educa a vivere secondo le sue convinzioni, la scuola c'impone una precisa tabella di marcia, gli amici anche loro si aspettano delle cose, insomma ognuno sembra cucirci addosso un progetto e ci colloca in una dimensione, che è spesso … la sua! 

L.
A volte mi sono raccontata che ero io a scegliere strade e/o persone che stranamente, mi somigliavano pochissimo. Ci ho messo un po’ per capire dove sta il confine fra le mie iniziative e quelle che altri hanno pensato per me… Un posto sperduto, in mezzo ai monti. Non la tua isola, magari fosse! Dalle isole si può anche fuggire, ma da un monte come fai se non sai nuotare?

Vedi? Mi guardi come se fossi  suonata! Stavo solo mettendo in pratica quello che hai detto poco fa. I monti si lasciano a piedi o in macchina. Se uno dice che non se ne allontana perché non sa nuotare, l'altro pensa che uno è "strano",  e chissà quanto altro. Divertente per chi ama la provocazione, ma alla lunga neanche tanto … e NON ridere! 
G.
-Ride- Qualcuno sembra  a suo agio fra le maglie di questi meccanismi, ma c’è anche chi si sente stretto nella morsa del “così fan tutti”, mettici anche che per agire tutti allo stesso modo, bisogna indossare maschere. Fare finta. 
L.
"Non costringermi a barare fingendo di cantare" dici nel testo. Barare, Fingere, Ipocrisia –con tanto di effetto eco-  fa molto ... teatro.
G.
L’effetto eco mi è stato suggerito da Luca Lazzaro, il fonico che ha registrato tutto il materiale. L’idea mi è piaciuta e l’ho applicata.
Sposarsi e promettersi all'altro con un "per sempre" pieno di buone intenzioni, affannarsi per un lavoro fisso per una posizione rispettabile agli occhi degli amici “per bene” così nessuno ti giudichi male, perché sei nella tua casella, fai quel che ci si aspetta da te...  mi chiedo che succederebbe se un giorno tutti gettassero la maschera. 

L.
Il Caos naturalmente! (Noto solo ora che invertendo le lettere della parola Caos, verrebbe fuori... il Caso)  Ci spero da sempre, ma non credo mi sarà dato di vivere il miracolo della fine del mondo!  Nella tua lista manca la storia dell’abito che, in teoria, fa il monaco … dicesi luogo comune. Un posto molto affollato quello là!

G.
Temporaneo ed eterno creano un contrasto paradossale, perché in teoria è tutto lineare, in pratica può succedere di comportarsi come se davvero ci sarà dato di vivere per sempre. 
I “Per sempre” di cui parlavo prima, ci danno l’illusione di conquistare un grammo di eternità, di sconfiggere il tempo, radicandoci bene al suolo con illusioni che ci raccontiamo fino a crederci, poi gli anni passano e uno capisce che “per sempre” non esiste.

L.
... Se anche ci fosse, sospetto  sarebbe estremamente noioso e statico con simili premesse. 
G  
… è che il ragazzino diventa grande, i bisogni cambiano, la compagna di ieri… è cambiata anche lei, e si può continuare a camminare insieme solo se si è cresciuti guardando nella stessa direzione. Il lavoro serve per vivere, e quando c’è, rischia di essere alienante per quelli che non fanno una cosa che gli piace, ma se non c’è, è persino peggio, perché nel mondo in cui il denaro è legge, non si ha voce senza denaro. E poi c’è il marketing, che ci abitua a pensare “necessarie” cose che così necessarie non sono. Alla fine, tutto questo ci ruba il sogno, se così si può dire. 
L.
"Nemmeno in cielo hanno voglia di parlare dei nuovi iscritti al collocamento eterno" Fa molto “Ufficio dell’impiego”. Un incubo ai miei occhi. Quanto al Marketing, sono in lite da una vita col dio dell’Utile, così lo chiamava un amico mio morto da qualche secolo.
Comunque…  
Riprendendo quello che dicevi, non conosco granché delle tue storie,  ma per il resto, stando a quel che mi hai raccontato, ho l'impressione che gli anni passati in fabbrica non ti abbiano logorato più di tanto.  Hai tenuto bene anche quando ti hanno dato il benservito per motivi di "Crisi". Parola del secolo. La nostra ostia quotidiana 
G.
...Che dovevo fare? Disperarmi o rimboccarmi le maniche. Ho scelto di mettermi a fare musica a tempo pieno, rischi inclusi.
L.
Ti ha fatto bene. In un anno sei ringiovanito quasi di dieci anni. Di solito funziona al contrario. La Fabbrica mi fa pensare a tanti intellettuali che su questo argomento hanno speso fiumi di parole… 
G.
… Ho frequentato da vicino e per anni una realtà che tanti artisti hanno raccontato per sentito dire o per interesse culturale, io l'ho vissuto in prima persona e di posti come la fabbrica, ho conosciuto non solo l'utopia, ma anche l'umanità che vi abita. Le persone che mi stavano attorno a saperle guardare, erano una fonte d’ispirazione continua per capire cosa io volessi o non volessi diventare da grande, e questo anche se ero già grande. 


L.
"Io ne ho tante di cose da fare da grande" Il cielo tra le nuvole- Visto? ho studiato! 
A proposito, bella la copertina, con tanto di cielo e nuvole e tu che ci canti sopra. Fa molto “Al di là”, collocamento eterno insomma.
G.
Ero indeciso sul titolo da dare all’album. “Il cielo tra le nuvole” è una delle canzoni più recenti, per me è come un punto di svolta, forse “il” punto della situazione, però era un titolo molto evocativo, quasi una fotografia. “Collocamento eterno” mi è parso più suggestivo, senza contare che, grazie al mio amico Roberto Conditi, il grafico che ha curato il CD- ho trovato il modo di fondere le due canzoni nell’ immagine di copertina. Da ragazzo, forse a mia insaputa, mi lasciavo condizionare dalla copertina per scegliere di comprare un disco anziché un altro, e spesso nelle canzoni, ritrovavo lo spirito di certe immagini, quindi per me è una parte non trascurabile del tutto. 
L.
Oggi, fedeli al nostro tempo “Bello”, sulle copertine ci troviamo tanti primi piani di gente molto ben truccata e sistemata.  … l’eterna giovinezza, l’eterna bellezza. Tutte cose di spessore insomma.


P.F.M.

Fra le mie copertina preferite! 
G.
Adele però si è imposta nonostante non sia una bellezza convenzionale.
L.
Non si può dire sia brutta. E’ solo rotonda. E non si può dire che la cosa passi inosservata. C’è sempre qualcuno che sottolinea questo dettaglio. E’ molto fastidioso a mio avviso.
G.
Vero.



♪♪
Vorrei ci fosse il cielo, che s'apre con il sole, al posto del soffitto di questo cupo treno, mi sento più protetto davanti al finestrino, e sto battendo il tempo. 
Il sole tra le nuvole, in mezzo a un temporale, è come la speranza, è come un  bel segnale, la poesia dei raggi, la grazia della pioggia, la gioia e la bellezza. 
Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie di un tempo distante.
Me lo dicevi amore, di non aver paura, me lo dicevi sempre di questo arcobaleno, vestito di colori, da una luce pura che so che queste nuvole... 
Il mio sole sta fisso nel  cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie dal tempo distante. Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie dal tempo distante.
Non sa più d'abitudine, ora ha perso il quotidiano, non è fare la guerra, non è lottare in vano … ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre coi raggi che scaldano i luoghi di pace, io ne ho tante di cose da fare da grande ne ho tante di storie da raccontare. Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre coi raggi che scaldano un luogo di pace, io ne ho tante di cose da fare da grande ne ho tante di storie da raccontare. 
L.
… Cupo treno?
G.
Si, ero in viaggio per Milano. Il treno era cupo per mille motivi, ma andavo ad esibirmi quindi ero entusiasta. E’ stata una bella esperienza che ho fissato in questo testo.
L.
“Non sa più d'abitudine, ora ha perso il quotidiano” … somiglia a quel che abbiamo detto prima.


Come ho già detto, in questa sede ripropongo parte della chiacchierata pubblicata su "Le stanze letterarie", quindi ci saranno altri post sull' argomento. 


Per acquistare il disco: 

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venerdì 25 gennaio 2013

Orso mancato

Jack Nicolson in "Shinig"

Che non ami la pioggia è risaputo, che odio il freddo non è una novità, quindi non trovo nulla di strano nel dire che oggi come i giorni passati ed i giorni che verranno saranno periodi molto brutti per me.
Se la natura mi avesse dotato di un sistema per andare in letargo lo avrei gradito molto, mi sarei risparmiato Halloween, Natale, San Silvestro, i re Magi, i presepi e festicciole varie,  per non parlare del prossimo febbraio elettorale e post elettorale -compreso San Remo ed il carnevale- e se avessi avuto culo nel trovarla bassa, mi sarei risparmiato pure la Pasqua .. pardon la Santa Pasqua intrisa di lacrime, fiumi di sangue, gioie e dolori di un trentenne incompreso.

Non so se vi è mai capitato  di avere dentro qualcosa che non è a livello con il mondo che si ha attorno, un' ansia, un mal di pancia come se stesse per accadere un fatto grave che vi stravolge l'esistenza. 
Molti lo chiamano "sesto senso", ma certe definizioni le lascio a chi veramente un certo senso lo ha (non è certo Vasco Rossi, pace all'anima sua!)
Potrei continuare a rompervi il basso ventre con le mie paranoie, ma non me la sento. Mi limiterò a delinearne i contorni.
Basta!! 
per oggi il mio post finisce qui ...e non lamentatevi!!!
"Io vi amo
Vi amo ma vi odio, però 
vi amo tutti 
è bello, è brutto, 
io non lo so" 
-Baustelle- 
                                                                        

martedì 8 gennaio 2013

link ad altri blog sul mio lavoro

"Sono qui perché questo è il mio momento" ... intervista a Radio Velluto.

Gabriele Carbonari a Radio Velluto 


Cliccando su questo link troverai qualche info sul mio CD - Radio velluto (intervista con Andrea Celidoni)

IDEM A SOPRA

idem a sopra (Il carcere a scuola)

Info contatti per serate live.

Sono disponibile per:

 Serate dal vivo come solista o col mio duo acustico (con Pamela Conditi) 
(My everchanging mood)


 Per chi ama il rock suono da circa 15 anni con i "Quattro per Settanta", cover band di gruppi storici come Pink Floyd, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Jethro Tull etc...
(The Ocean. What is and what it should be. Live)
(Lemon song. Live)


Esecuzioni live di Fabrizio de André, con Marco Fattorini. 
La canzone di Marinella. Link al pezzo, via you tube.




Presentazione libri ed eventi artistici. Se necessario, eseguo adattamenti di testo in musica, come già per Marcellini Mauro (Malik) -clicca per ascoltare via you tube- e Teresa Ferri (Prima e dopo). 


Per ulteriori informazioni consulta la voce "Mi presento" in questo blog.

Per info livegabriel@alice.it o visitate il mio sito: www.gabrielecarbonari.it
tel: 347 508 11 04 Gabriele Carbonari. 

... Su Facebook mi trovate a questo link: https://www.facebook.com/gabriele.carbonari

venerdì 14 dicembre 2012

Occhi chiusi



Doveva essere un blog dedicato alla musica, ed invece per il momento non ve ne è traccia. Sarà il periodo non lo so, ma vi assicuro che prima o poi mi deciderò a scrivere di strumenti musicali, chitarre stirate, cd, biografie di rock star e famosi sfigati dall'ago facile.
Per ora mi limito ad approfondire alcuni pensieri e non dar soltanto la parola agli occhi, in questo mondo di tubi più o meno "tuoi o miei", ci si perde facilmente in pregiudizi dettati dalla preziosa sorgente della vista.

A volte il fatto di "chiudere gli occhi" viene scambiato per codardia, per non parlare del  "per questa volta chiuderò un occhio" usato da coloro che hanno in mano la vita o il destino di qualcuno. In quel caso due occhi aperti significherebbero la condanna sicura del malcapitato.
Gli occhi andrebbero usati con più cura perché, se mal gestiti, ingannano l'anima... se solo li chiudessimo senza il bisogno di  perdonare ed ignorare qualcuno o qualcosa, scopriremmo un mondo totalmente diverso.

Avete mai cantato ad occhi chiusi? Toh sto parlando di musica, evviva!!! ed ascoltato i suoni (ancora? alleluia!!!)al buio? si amplificano!!! sto scoprendo l'acqua calda lo so, e mi rendo conto di esporre la questione in un' era dove ci si dimentica spesso di queste cose, soprattutto se le parole invece di dirle, le "scrivo" in un blog fatto  per chi legge ed ha bisogno di strumenti per vedere.Vedete che non è facile chiudere gli occhi, amici miei?