venerdì 14 dicembre 2012

Occhi chiusi



Doveva essere un blog dedicato alla musica, ed invece per il momento non ve ne è traccia. Sarà il periodo non lo so, ma vi assicuro che prima o poi mi deciderò a scrivere di strumenti musicali, chitarre stirate, cd, biografie di rock star e famosi sfigati dall'ago facile.
Per ora mi limito ad approfondire alcuni pensieri e non dar soltanto la parola agli occhi, in questo mondo di tubi più o meno "tuoi o miei", ci si perde facilmente in pregiudizi dettati dalla preziosa sorgente della vista.

A volte il fatto di "chiudere gli occhi" viene scambiato per codardia, per non parlare del  "per questa volta chiuderò un occhio" usato da coloro che hanno in mano la vita o il destino di qualcuno. In quel caso due occhi aperti significherebbero la condanna sicura del malcapitato.
Gli occhi andrebbero usati con più cura perché, se mal gestiti, ingannano l'anima... se solo li chiudessimo senza il bisogno di  perdonare ed ignorare qualcuno o qualcosa, scopriremmo un mondo totalmente diverso.

Avete mai cantato ad occhi chiusi? Toh sto parlando di musica, evviva!!! ed ascoltato i suoni (ancora? alleluia!!!)al buio? si amplificano!!! sto scoprendo l'acqua calda lo so, e mi rendo conto di esporre la questione in un' era dove ci si dimentica spesso di queste cose, soprattutto se le parole invece di dirle, le "scrivo" in un blog fatto  per chi legge ed ha bisogno di strumenti per vedere.Vedete che non è facile chiudere gli occhi, amici miei?

mercoledì 12 dicembre 2012

I vermi se ne vanno e ritornano le amebe

Sole.

Aspettando un nuovo corpo, le cellule vecchie vanno a sostituire le cellule attempate. Il vetusto che arretra le membra fa di noi muffa. I vermi se ne vanno disgustati e ritornano le amebe.
Non sto delirando, sto parlando di quello che sta succedendo al nostro paese immobile.
La gelata di questa mattina immortala pietosamente l'immobilità che non ti fa camminare, che ti fa cadere al minimo accenno di velocità. 
Un messaggio appare su nel cielo azzurro: andare cauti per non muoversi affatto, affidare ad altri la propria vita... quelli che si muovono in mondi paralleli ai nostri e ci tengono al guinzaglio. 

Ora dovrei concludere con un segnale di "speranza ecumenica", ma non mi va. Aspetterò il disgelo naturale o dovrò usare il lanciafiamme per anticipare la primavera?
Tutto dovrà partire da noi stessi, dovremo provare le fiamme sui nostri corpi e  bruciare per primi, cosi da poter scongelare questo paesaggio surreale.
La soluzione non nasce facendo un partito, creando un movimento, seguendo la luce di altri, ma facendoci strada da soli, sentendo il calore al nostro interno usando le nostre torce.
L'unione fa la forza? 
Non basta essere in tanti, ma vedere chi sono i "tanti", vedere se dentro hanno una torcia che illumina la loro strada oppure sarà uno stare insieme fine a se stesso.
Quante volte ci è capitato di assistere a certe riunioni... essere tanti in una stanza, e quando ci chiedono di fare domande facciamo scena muta, ci vergogniamo di fare brutte figure o  non siamo all'altezza di fare un discorso filato per paura di venir derisi dalla folla, sempre pronta a crocifiggere i deboli e mai i forti? Abbiamo tante domande da fare, ma ci manca la forza. Lasciamo la nostra parola in balia degli altri, parliamo tra amici ma stiamo zitti tra gli sconosciuti 
Tra quella folla si finisce inconsapevolmente, e può succedere a tutti. E' una costante della nostra natura e cambiare non è semplice, anzi!  è maledettamente difficile.

Questo post non ha una conclusione, e questo, perché il discorso è ancora molto, molto aperto.

Al prossimo post.