sabato 31 agosto 2013

Il collocamento eterno e Il cielo fra le nuvole.



Le stanze letterarie. Link. 
Estratto del pezzo "Il collocamento eterno" (Clicca e ascolta!
-Ripropongo estratti da "Le stanze letterarie", frazionando la lunga chiacchierata per argomenti.

Il Titolo & La Canzone.



Il titolo del Ciddì arriva dopo qualche esitazione. "Il sole tra le nuvole" era una delle opzioni, poi ha scelto "Collocamento eterno", che è anche una canzone dell'album. 
La chiacchierata inizia così... 


L. (Luisa) 
L'eternità è una questione di tempo, un’astrazione, una fede, per  chi ce l’ha. Il collocamento è uno spazio, una sistemazione, una forma di "incasellamento"  sociale, niente di più concreto.
Dove si trova esattamente questo collocamento eterno? Perché questa scelta?

G. (Gabriele) 
“Collocamento eterno” è  il titolo di una canzone che ho scritto due anni fa. In quel periodo riflettevo sulle religioni -tutte- e sul rapporto fra l'umano e la cosiddetta "vita eterna" con cui veniamo indottrinati sin dai primi anni di vita. In quanto frutto di una riflessione personale, è nella mia testa che si svolge ogni idea di collocamento … più o meno eterno … 

♪♪
Ordiniamo fiori per le tombe del tempo, non c’è posto, non c’è luogo sulla terra. Azzardando potrei arrivare a dire che nemmeno in cielo hanno voglia di parlare dei nuovi iscritti al collocamento eterno. Aggiungiamo pure che non c’è molta voglia di far parte di una parte di universo, diligentemente in fila, con il sole a fare da padrone, quelli dietro hanno il buio, e noi la luce illuminante, ricompensati dal collocamento eterno.
Quando avrai meno bisogno di pregare alla luna, non avrai solo mani e piedi, ma una testa sul collo, cercherai la dura terra, acqua pura per la sete, e con un salto giù nel vuoto sparirebbe con te l’IPOCRISIA di un collocamento eterno. (effetto eco sulla parola “Ipocrisia”)
L’illogico, il reale ed i bruschi risvegli, sono essenza rilassante i segni del tempo, non costringermi a barare fingendo di cantare, il mio inno l’ho cantato prima del mio funerale, e potrò dire addio al collocamento eterno ... e al collocamento eterno.
[Per motivi di spazio trascriverò i testi  in  prosa.]

L.
"L'illogico, il reale dei bruschi risvegli"  Il risveglio brusco è per me la prova che l’eterno, se anche esiste, è nascosto davvero … da Dio! Ho sempre pensato all’eterno come all’utopia che si nasconde dietro ai piccoli manierismi del quotidiano.

G.
Il senso di precario che ci buttano addosso ogni giorno genera  paura, vuoto e a volte, per reazione, si sente il bisogno di sentirsi radici sotto i piedi, si ha bisogno di qualcosa che ci faccia sentire stabili.
L.
Come un baricentro.
G.
Il mio baricentro è la musica. Quando  suono sento di essere dove vorrei essere. 

L.
Dal titolo avevo immaginato un approccio di tipo sociale, quindi politico. Per intenderci: Lavoro, crisi, precarietà, poi ascoltando i pezzi ho trovato molte riflessioni di natura più individuale, sebbene,  sociale e personale sono due facce di una moneta molto simile, no?

G.
Vero. Anche se individui, cresciamo in un contesto sociale. La famiglia ci educa a vivere secondo le sue convinzioni, la scuola c'impone una precisa tabella di marcia, gli amici anche loro si aspettano delle cose, insomma ognuno sembra cucirci addosso un progetto e ci colloca in una dimensione, che è spesso … la sua! 

L.
A volte mi sono raccontata che ero io a scegliere strade e/o persone che stranamente, mi somigliavano pochissimo. Ci ho messo un po’ per capire dove sta il confine fra le mie iniziative e quelle che altri hanno pensato per me… Un posto sperduto, in mezzo ai monti. Non la tua isola, magari fosse! Dalle isole si può anche fuggire, ma da un monte come fai se non sai nuotare?

Vedi? Mi guardi come se fossi  suonata! Stavo solo mettendo in pratica quello che hai detto poco fa. I monti si lasciano a piedi o in macchina. Se uno dice che non se ne allontana perché non sa nuotare, l'altro pensa che uno è "strano",  e chissà quanto altro. Divertente per chi ama la provocazione, ma alla lunga neanche tanto … e NON ridere! 
G.
-Ride- Qualcuno sembra  a suo agio fra le maglie di questi meccanismi, ma c’è anche chi si sente stretto nella morsa del “così fan tutti”, mettici anche che per agire tutti allo stesso modo, bisogna indossare maschere. Fare finta. 
L.
"Non costringermi a barare fingendo di cantare" dici nel testo. Barare, Fingere, Ipocrisia –con tanto di effetto eco-  fa molto ... teatro.
G.
L’effetto eco mi è stato suggerito da Luca Lazzaro, il fonico che ha registrato tutto il materiale. L’idea mi è piaciuta e l’ho applicata.
Sposarsi e promettersi all'altro con un "per sempre" pieno di buone intenzioni, affannarsi per un lavoro fisso per una posizione rispettabile agli occhi degli amici “per bene” così nessuno ti giudichi male, perché sei nella tua casella, fai quel che ci si aspetta da te...  mi chiedo che succederebbe se un giorno tutti gettassero la maschera. 

L.
Il Caos naturalmente! (Noto solo ora che invertendo le lettere della parola Caos, verrebbe fuori... il Caso)  Ci spero da sempre, ma non credo mi sarà dato di vivere il miracolo della fine del mondo!  Nella tua lista manca la storia dell’abito che, in teoria, fa il monaco … dicesi luogo comune. Un posto molto affollato quello là!

G.
Temporaneo ed eterno creano un contrasto paradossale, perché in teoria è tutto lineare, in pratica può succedere di comportarsi come se davvero ci sarà dato di vivere per sempre. 
I “Per sempre” di cui parlavo prima, ci danno l’illusione di conquistare un grammo di eternità, di sconfiggere il tempo, radicandoci bene al suolo con illusioni che ci raccontiamo fino a crederci, poi gli anni passano e uno capisce che “per sempre” non esiste.

L.
... Se anche ci fosse, sospetto  sarebbe estremamente noioso e statico con simili premesse. 
G  
… è che il ragazzino diventa grande, i bisogni cambiano, la compagna di ieri… è cambiata anche lei, e si può continuare a camminare insieme solo se si è cresciuti guardando nella stessa direzione. Il lavoro serve per vivere, e quando c’è, rischia di essere alienante per quelli che non fanno una cosa che gli piace, ma se non c’è, è persino peggio, perché nel mondo in cui il denaro è legge, non si ha voce senza denaro. E poi c’è il marketing, che ci abitua a pensare “necessarie” cose che così necessarie non sono. Alla fine, tutto questo ci ruba il sogno, se così si può dire. 
L.
"Nemmeno in cielo hanno voglia di parlare dei nuovi iscritti al collocamento eterno" Fa molto “Ufficio dell’impiego”. Un incubo ai miei occhi. Quanto al Marketing, sono in lite da una vita col dio dell’Utile, così lo chiamava un amico mio morto da qualche secolo.
Comunque…  
Riprendendo quello che dicevi, non conosco granché delle tue storie,  ma per il resto, stando a quel che mi hai raccontato, ho l'impressione che gli anni passati in fabbrica non ti abbiano logorato più di tanto.  Hai tenuto bene anche quando ti hanno dato il benservito per motivi di "Crisi". Parola del secolo. La nostra ostia quotidiana 
G.
...Che dovevo fare? Disperarmi o rimboccarmi le maniche. Ho scelto di mettermi a fare musica a tempo pieno, rischi inclusi.
L.
Ti ha fatto bene. In un anno sei ringiovanito quasi di dieci anni. Di solito funziona al contrario. La Fabbrica mi fa pensare a tanti intellettuali che su questo argomento hanno speso fiumi di parole… 
G.
… Ho frequentato da vicino e per anni una realtà che tanti artisti hanno raccontato per sentito dire o per interesse culturale, io l'ho vissuto in prima persona e di posti come la fabbrica, ho conosciuto non solo l'utopia, ma anche l'umanità che vi abita. Le persone che mi stavano attorno a saperle guardare, erano una fonte d’ispirazione continua per capire cosa io volessi o non volessi diventare da grande, e questo anche se ero già grande. 


L.
"Io ne ho tante di cose da fare da grande" Il cielo tra le nuvole- Visto? ho studiato! 
A proposito, bella la copertina, con tanto di cielo e nuvole e tu che ci canti sopra. Fa molto “Al di là”, collocamento eterno insomma.
G.
Ero indeciso sul titolo da dare all’album. “Il cielo tra le nuvole” è una delle canzoni più recenti, per me è come un punto di svolta, forse “il” punto della situazione, però era un titolo molto evocativo, quasi una fotografia. “Collocamento eterno” mi è parso più suggestivo, senza contare che, grazie al mio amico Roberto Conditi, il grafico che ha curato il CD- ho trovato il modo di fondere le due canzoni nell’ immagine di copertina. Da ragazzo, forse a mia insaputa, mi lasciavo condizionare dalla copertina per scegliere di comprare un disco anziché un altro, e spesso nelle canzoni, ritrovavo lo spirito di certe immagini, quindi per me è una parte non trascurabile del tutto. 
L.
Oggi, fedeli al nostro tempo “Bello”, sulle copertine ci troviamo tanti primi piani di gente molto ben truccata e sistemata.  … l’eterna giovinezza, l’eterna bellezza. Tutte cose di spessore insomma.


P.F.M.

Fra le mie copertina preferite! 
G.
Adele però si è imposta nonostante non sia una bellezza convenzionale.
L.
Non si può dire sia brutta. E’ solo rotonda. E non si può dire che la cosa passi inosservata. C’è sempre qualcuno che sottolinea questo dettaglio. E’ molto fastidioso a mio avviso.
G.
Vero.



♪♪
Vorrei ci fosse il cielo, che s'apre con il sole, al posto del soffitto di questo cupo treno, mi sento più protetto davanti al finestrino, e sto battendo il tempo. 
Il sole tra le nuvole, in mezzo a un temporale, è come la speranza, è come un  bel segnale, la poesia dei raggi, la grazia della pioggia, la gioia e la bellezza. 
Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie di un tempo distante.
Me lo dicevi amore, di non aver paura, me lo dicevi sempre di questo arcobaleno, vestito di colori, da una luce pura che so che queste nuvole... 
Il mio sole sta fisso nel  cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie dal tempo distante. Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre con l'aria di un cieco che ascolta ma tace. Io ne ho tante di cose da fare da grande, ne ho viste di storie dal tempo distante.
Non sa più d'abitudine, ora ha perso il quotidiano, non è fare la guerra, non è lottare in vano … ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre coi raggi che scaldano i luoghi di pace, io ne ho tante di cose da fare da grande ne ho tante di storie da raccontare. Ma il mio sole sta fisso nel cielo che s'apre coi raggi che scaldano un luogo di pace, io ne ho tante di cose da fare da grande ne ho tante di storie da raccontare. 
L.
… Cupo treno?
G.
Si, ero in viaggio per Milano. Il treno era cupo per mille motivi, ma andavo ad esibirmi quindi ero entusiasta. E’ stata una bella esperienza che ho fissato in questo testo.
L.
“Non sa più d'abitudine, ora ha perso il quotidiano” … somiglia a quel che abbiamo detto prima.


Come ho già detto, in questa sede ripropongo parte della chiacchierata pubblicata su "Le stanze letterarie", quindi ci saranno altri post sull' argomento. 


Per acquistare il disco: 

TUTTA MUSICA - Corso II Giugno, Senigallia. AN.   tel: 071 63360
UBIK libreria -Corso II Giugno, Senigallia tel: 071 60902 
MUSICARTE - Via Massimo D'Antona -Chiaravalle (Clicca sul nome del locale per info) 


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