sabato 31 agosto 2013

Il collocamento eterno Dolce e Un'isola.





...Noto che cielo, terra, sole, mare... e un po' meno il fuoco, tornano spesso nel corso del CD. L’acqua soprattutto, che per definizione procede verso il mare. Penso a "Dolce", una lunga metafora sul fiume che va al mare.

♪♪
Dolce, lontano dal mare, che tarda a venire, per farsi vedere.
Calda, la trovi assopita dal sole d’estate, per nulla si muove,
Mossa, dal vento di terra, si unisce fatale, con la brezza del mare
Scura, si spoglia di notte, prepara le vesti per l’alba di un giorno.
Scivolando con violenza, copre terre arse dal sole,
Foglie scure san di fango, tra le dita delle onde,
Risalendo, respirando, volti e corpi prendono forma,
in un sordido balletto va perdendosi nel tempo.
Chiara  -ora- si toglie le foglie -scure- inizia a brillare -d’oro-  e riprende a dormire.
Fresca, si gira sul letto di fertile donna. Dà un figlio alla terra.
G. 
Non solo il fiume che va al mare, ma anche due sessi che s’incontrano biologicamente, quindi naturalmente. Il mare è l’uomo, il fiume è la donna, nonostante siano due nomi maschili.
L.
In francese “La mer” è femmina, ed evoca foneticamente “la madre”.  Il fiume lo immagino simbolo di virilità in effetti, però l’artista può fare quel che gli pare, e mettiamoci pure che l’acqua è femmina!
 “Chiara” è un nome di donna?
G.
No, è un aggettivo riferito all’ acqua del fiume. L’associo ad una donna che, prossima alla conclusione del suo viaggio sul fondale del fiume (maschio!) che la porta al mare (maschio) si purifica dalle “foglie scure” della vita, cioè dalle zone d’ombra E’ un procedere liberatorio insomma, e si conclude con il riposo. Infine, dà la vita.
L.
Che non significa “Muore”, per intenderci, ma fa quello per cui le donne sono “naturalmente” pensate. Partorisce, no?
G.
No, non muore. Per una strana coincidenza la frase può assumere i due sensi, uno di vita uno di morte.
L.
Vero
G.
L’acqua invece, è una costante dei miei sogni. Mi attrae e mi spaventa. Non so spiegarlo …

L.
Se fossi Marzullo  chiamerei  la psicologa di turno per chiedere spiegazioni e capire che ti passa per la testa
-          Mi parli del suo sogno ricorrente. Direbbe lei.

G
… Mi sogno spesso immerso in qualche mare o fiume, ma non affogo, semplicemente osservo la realtà circostante, e questa, noto, non  è mai troppo distante dalla mia città. Non ho mai desiderato allontanarmene, cosciente del fatto che potrebbe sembrare una controtendenza, forse una contraddizione rispetto a quel che ho detto prima sugli schemi fissi.

L.
...ed ecco il “cupo treno” di cui prima!
Quanto al sogno ho una mia chiave di lettura, ma non sono la psicologa di Marzullo, quindi me la tengo per me! Comunque, seriamente parlando... non vedo incoerenze.
Cambiare ha senso se e quando si sta male in un posto. Oggi va molto di moda l’idea che “andare all’estero” sia sufficiente per “emanciparsi”. Non credo sia sempre vero. Camus ha scritto una bellissima riflessione sul viaggio, e non c’entra molto col sentirsi comodi ed appagati. In ogni modo, penso che il viaggio abbia senso solo per chi sente di averne bisogno ( Io per esempio)
 L’altra cosa che posso dirti è che vivo qui da 22 anni, e noto che i senigalliesi parlano spesso male della città, ma si capisce che invece l’adorano, che non la lasceranno mai, e che se lo faranno, poi torneranno, non fosse altro che per dire quant’era meglio … là! Sarcasmo a parte, suppongo sia bello avere un porto che ti aspetti.
Anch’io ho un rapporto strano con l’acqua. Nei sogni ci affogo, nella vita invece, non posso fare a meno del mare, forse più che del fiume.
… 

Quante sono in sostanza, le canzoni del tuo lavoro?
G
Nove pezzi più l’intro.
L.
Approfitto… questa parte del ciddi... mi spieghi il senso? Qualcuno potrebbe pensare a un difetto di registrazione. Invece?

G.
L’idea iniziale era che l’ultimo brano “Dove sei” terminasse col rumore del vinile stile vintage, in memoria dei tanti anni  passati ad ascoltare i dischi di mio fratello, mentre mi appassionavo, quasi senza saperlo, alla musica che ascoltavo.
L.
Fortuna che tuo fratello non era fan di Nino D’angelo!
G.
Vero! … Mi piaceva e mi piace ancora l’idea del suono un po’ stridente del vinile consumato dall’uso, così l’ho inserito a inizio CD. Comunque, come per l’effetto eco sulla parola “ipocrisia” nella canzone “il collocamento eterno”, il suggerimento mi è venuto dal fonico Luca Lazzaro che, senza volere, ha colto questo aspetto della mia formazione.
L.
Come i film in bianco e nero. Splendide pellicole che poco o niente hanno a che fare con l’attuale alta definizione delle immagini. E’ con loro che il cinema è nato. Somigliano alla mia idea di purezza.
G.
Nella musica non è diverso. Oggi la definizione sonora di un brano è notevole ma quel “rumore” è parte dei miei inizi da autodidatta, con la chitarra. Ascoltavo e riproducevo.
L.
E mettici che sei mancino! 
G.
… Il CD ho voluto realizzarlo usando solo una chitarra acustica e la mia voce per omaggiare quel periodo della mia vita,  ma per la prossima estate penso, sarà pronta una versione più ricca di arrangiamenti e suoni. Per questo sarò accompagnato da Andrea Brunelli alla batteria, Andrea Celidoni al basso, Luca Lazzaro alla chitarra, Marco Fattorini alle tastiere e Sonia Ciccolini come corista.
L.
Dicevi che hai accantonato l’idea iniziale di finire l’album col rumore del vinile. Poi cos’è successo?
G.
Ho deciso di iniziare il Cd con quel suono per creare continuità fra il primo e l’ultimo pezzo, cioè:  “l’isola” e “Dove sei”, legate anche dal fatto che me le ha ispirate la stessa persona. Si tratta di una storia che ho vissuto circa 15 anni fa. 
Comunque oltre al rumore del giradischi, c’è il rumore del mare in sottofondo.


♪♪


(Il brano inizia col rumore delle onde del mare. Fa molto New Age)
Ferma questo veliero, relitto fasullo nato in un momento sbagliato, non lo abbiamo voluto e allora perché sta viaggiando sul mare? Potrei farlo affondare, sapendo che ci son già riuscito, almeno un paio di volte. Prima di conoscere te avevo un’anima e sorridevo, in mezzo a un’isola, poi fissavo l’orizzonte e il mare sempre più blu, sempre più blu.
Sto avvistando la terra, ma questa corrente è complice del mio destino e m’inverte la rotta, ha scoperto che ti sento vicina. Addio dolce amore, è stato bello anche poterlo soltanto pensare e fantasticare, lontano molte miglia da qui, in mezzo a un’isola, sembravi un angelo, che mi portava via, le tue ali candide, leggere e libere insieme a me. Tu in mezzo a un’isola, sembravi un angelo, che mi portava via, le tue ali candide leggere e libere, insieme a me. … Volavi volavi volavi insieme a me.

L.
Due considerazioni, semplici e lineari sulla canzone.
1: Mi piace molto. La prima volta che l’ho ascoltata mi ha ricordato cose mie che nel tempo avevo perso. Vero anche che, per fortuna non servono motivi per affezionarsi ad una canzone.

2: Mi fa pensare a … Benigni. Non amo che le rose che non colsi disse la Guicciardini (Versi di Gozzano) al giovane amico di Guido (Interpretato da Benigni)  che, nel film "La vita è bella"  voleva diventare poeta.  Anch’io ho una rosa non colta da qualche parte. Si chiama “Emme” qualcosa… e ancora mi vive dentro perché non l’ho conosciuto abbastanza da vicino per assistere al crollo del palazzo incantato... E’ un pensiero a cui correre ogni tanto, mi fa compagnia quando non so dove parare.
La morale è sempre la stessa alla fine: Quel che non conosci lo puoi pensare migliore di come forse sarebbe stato. Dici è stato bello anche soltanto pensare e fantasticare, lontano molte miglia da qui” … Somiglia come concetto, ti pare?
G.
In generale si, ma nella canzone il tono è malinconico perché forse, sotto sotto, avrei voluto che tutto diventasse più reale.
L.
A chi lo dici! Il mio somiglia a … Tiziano Ferro. Di faccia intendo. Pensa te!  Era un … rosso relativo! Ma se ci pensi bene, ora dici così perché  la cosa non l’hai vissuta quindi sei stato libero di pensare che era il meglio che ti potesse capitare. Un’occasione perduta. Ma se l’avessi vissuta più a fondo, chi lo può dire? Il reale ha un modo tutto suo di schiacciare l’ideale. Comunque personalmente lo preferisco. Sta volta cito De André "E' stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati" e di quella Emme non potrò mai dirlo. Non so che ho lasciato, non so che ho perduto, so solo che l'avrei voluto, se capisci che intendo.



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Per acquistare il disco (10 Euro)  

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